La Fatica di Amarsi



Fin da piccoli parte la rincorsa all’amore. Della mamma e del papà, tentando di non deluderli. Della maestra e dei compagni per farsi accettare. Del primo fidanzato o della prima fidanzata per farsi amare come la nostra aspettativa spera.
Si resta spesso delusi, si incontrano rifiuti, si spezzano legami, si piange, si crede di non essere abbastanza per essere amati.
La vita spesso ci mette dinnanzi a delle scelte difficili. L’incontro tra l’amore e l’aspettativa, in cui sei tu che devi scegliere tra realtà e fantasia. Ma quale dei due è effettivamente reale? È la tua aspettativa ad essere troppo alta, lontana dalla realtà, o è questo sentimento che si è camuffato con l’aspetto dell’amore?
Per tutta la vita inseguiamo l’amore, ma non ci accorgiamo che lo abbiamo già, dobbiamo solo reindirizzarlo. Ed è la fatica più grande del mondo per moltissime persone.

Che cos’è l’Amore? Cosa vuol dire Amare?
Se leggiamo sul dizionario troveremo una cosa molto interessante.
« L’amore è un sentimento di viva affezione per una persona che si manifesta come desiderio di procurare il suo bene e di ricercarne la compagnia. »
Cita l’amore filiale, materno; l’amore inteso come desiderio sessuale e poi scrive: « Può anche essere rivolto a sé stesso, come manifestazione di egoismo e di egocentrismo ».
Dunque Amarsi per il dizionario significa essere egoisti ed egocentrici. Sarebbe bello conoscere le riflessioni che vengono alla vostra mente dopo aver letto questa definizione.
La prima opinione che abbiamo di noi stessi ci viene donata dallo sguardo altrui. Se mamma e papà ci guardano con dolcezza, ci lodano, sono affettuosi e presenti, sicuramente penseremo di essere personcine di valore. Incontreremo nonni, zii, maestre, compagni che ci rimanderanno altre immagini di noi. Ogni volta, il nostro sguardo interiore calibrerà le informazioni che gli arrivano e rifletterà un’immagine di sé che ci dirà se andiamo bene o no. Chiaramente più immagini di un noi sbagliato ci arriveranno, più verremo categorizzati (pigro, cattivo, pesante ecc ecc) e più crederemo di essere quello che gli altri vedono. A poco a poco l’amore per noi stessi, dato anche dall’istinto di sopravvivenza, può venire meno. Avremo un immagine di noi che giudicheremo inadeguata. Riprendere fiducia in noi stessi e dimostrarci di non essere come ci vedono, sarà molto difficile, perché anche noi, ormai, ci guardiamo con lo stesso specchio.

Il compito degli adulti é come sempre arduo ma indispensabile. Fondamentale. Essere presente, sottolineare la bellezza, i punti di forza, i talenti dei nostri bambini, dare loro un’immagine giusta di sé é davvero estremamente importante. Giusta perché nessuno di noi é solo bianco o solo nero. Sicuramente è essenziale conoscere i propri « difetti » tanto quanto i propri « pregi », la differenza sostanziale sta nel modo in cui trattiamo questo delicato paragrafo della vita e in quale momento di sviluppo del bambino. Ad ogni sensibilità va agito un modus operandi adeguato. Cosa ci guida? L’EMPATIA .
Definisco l’empatia la prima forma di amore. Senza di essa non può esistere il concetto di amore. E ritorniamo alla domanda iniziale: che cos’è l’amore?
Ognuno di noi ha la sua personale risposta. Credo che non si possa dare una definizione unica. Sicuramente tutti avremo pensato a qualcosa di bello, perché l’amore ci ricorda questo. Alle volte però possono esserci persone cresciute nel totale disamore,che ormai sono convinte che quello sia una forma d’amore e che sia l’unica che si meritano. In questo caso l’amor proprio non esiste. Ed è faticoso uscire da questo circolo vizioso.
L’amore per se stessi non é egoismo! Non é egocentrismo!
É la forma d’amore più difficile da mantenere! Siamo immersi in una società che punta lo sguardo sulle mancanze, su ciò che non va bene. Una società che punta il dito nella direzione sbagliata, perché nessuno può agire sull’altro. Possiamo solo cambiare noi stessi. Il dito in questione andrebbe quindi rivolto in altra direzione. Guardarci con sguardo delicato, soffermarci sull’abbondanza, curare i talenti, accarezzare le nostre mancanze e SCEGLIERE chi vogliamo diventare.

Nessuno ci conosce veramente. Ognuno di noi ha i suoi segreti, il suo stesso inconscio ne é un esempio. Scardinare un’immagine ingiusta di sé é un’operazione assai complessa. Significa rinnegare tutta la visione altrui, dove gli altri spesso sono la tua famiglia. Amarsi é un atto coraggioso! Coraggioso e faticoso, ma necessario per essere felici. E dunque… chi vedo quando mi guardo allo specchio?

“Ciao, sono io, che cosa mi mostri oggi? I tuoi occhi parlano,hanno storie da raccontare, immagini da stampare su fogli bianchi con colori accesi e gioiosi. Vedo l’oscurità profonda in alcuni momenti, ma non preoccuparti, ti darò anche il nero. C’è questo io che a volte sembra un tu perchè non lo conosci bene. Imparerai a farlo. Un pezzo alla volta, con fatica, ti vedrai davvero, costruirai la vera te e ti amerai. Saprai quando dire no e quando dire sì. Lo sentirai, dentro di te, come una mamma sente il suo bambino. Devi allenarti come un atleta per le finali olimpioniche. Un giorno dopo l’altro. La prima scelta sarà la più difficile. Domandati: che cosa desidero davvero io? Ce la farai. Ne sono certa. Oggi mi hai visto, è un grande passo. La vita è breve, la strada lunghissima, ma puoi scegliere tu il tratto da percorrere. E’ faticosa, ma può esserlo meno. Liberati dal fardello che porti con te. All’interno ho riconosciuto il senso di colpa, la scarsa autostima, l’immagine di te rispecchiata dagli occhi di chi non ti merita.Lascia la maschera.C’è un dono prezioso che ti aspetta, un dono che vai ricercando negli altri, ma che è già racchiuso dentro di te: l’Amore. Con lui ci sono Rispetto e Fiducia. Ti stanno aspettando. Non ti abbandoneranno, Bambina. Parti per il tuo viaggio.Sii coraggiosa! La vetta ti aspetta. Il panorama è stupendo! Ci incontreremo in cima.”

Buona Rinascita!


Manuela Griso


Il ‘giusto posto’ in famiglia, il ‘giusto posto’ nel mondo.

La famiglia è un sistema dinamico, governato da precise regole che si perpetuano nel tempo. Per quante variazioni sociali abbia subìto nel corso del tempo il ‘sistema famiglia’, queste regole continuano a seguire un ordine ben preciso, necessario al mantenimento dell’ equilibrio o, come dirette B. Hellinger ,al fluire dell’ Amore.

Ogni disarmonia all’ interno di un sistema genera dei movimenti di ricerca di quell’ equilibrio perduto. Generalmente i figli sono i “componenti del gioco destinati all’ equilibrio” ( B. Ulsamer ) ; in altre parole i figli manifestano, sono la “spia” accesa di ciò che, nel sistema, richiede attenzione e manutenzione.

Più un genitore risolve, osserva, consapevolizza meglio se stesso, i propri traumi, le difficoltà relazionali e generazionali, meno carico viene lasciato da smaltire al figlio. Più l’ adulto si conosce, si occupa di sè a livello profondo e più il bambino diventa libero di adempiere il proprio unico destino e non quello del padre, della madre, dei nonni, del bisnonno o degli avi passati.

Un bambino può ,più facilmente e gioiosamente, camminare verso la realizzazione di sè stesso quando è al giusto posto, quando cioè non deve sopperire a spazi vuoti, sospesi, non-detti, lutti o distacchi di chi (e in chi) c’è stato prima.

Per esprimere e sprigionare i suoi talenti , quindi, il bambino ha bisogno di un ambiente sereno, sicuro, accogliente, di una guida ed anche di essere al suo ‘giusto posto’ all’ interno del sistema famiglia d’ origine. Genitori e figli non sono sullo stesso livello, ed è importantissimo che non lo siano. I genitori vengono prima, sono ‘sopra’ i figli. I figli seguono, sono ‘sotto’. Sopra e sotto non sono da intedere come valore della persona ma come ordine che permette il fluire. E’ il genitore che dà la direzione e non il contrario, il movimento contrario genera una serie di interruzioni che possono manifestarsi in diversi modi nell’ espressione del proprio posto nel mondo, nel ruolo sociale e relazionale che occuperà da adulto e nella relazione con sè stessi.

Facciamo degli esempi di “regole sistemiche” :

nella famiglia ci sono dei grandi e ci sono dei piccoli.

I grandi danno ed i piccoli ricevono ; la restituzione al grande avviene con l’ adempimento del destino del piccolo, questo e la gratitudine per aver ricevuto la vita, null’ altro è “dovuto” dal figlio al genitore.

I grandi danno la vita, danno ascolto, offrono una guida, rispondono ai bisogni dei piccoli, materiali, emotivi ed animici. Danno anche gran parte del loro bagaglio di convinzioni e condizionamenti, credenze, opinioni e giudizi, per questo bisogna stare molto attenti a cosa si trasmette con parole , opere e pensieri. Essere un adulto, un genitore o un educatore, essere un ‘grande’ significa essere responsabile di ciò che si dà.

I piccoli ricevono dai grandi, la vita, ricevono protezione, ricevono regolamentazioni, limiti e confini necessari ,non solo alla loro sicurezza fisica ma anche alla formazione della personalità e l’ indirizzamento di energie e talenti.

Un altro esempio è questo :

un figlio non sostituisce nessuno, non può prendere il posto di un altro figlio, nè del partner, nè di un genitore, nè di un avo, nè di nessun altro se non a caro, carissimo prezzo, per tutti.

Prezzo che i piccoli sono disposti a pagare se necessario. I figli si sacrificano per i genitori in modi e con mezzi inimmaginabili, assumendo inconsciamente fin da piccolissimi sentimenti e ‘posizioni’ scomode pur di restare vicini al clan, alla tribù, fedeli alla famiglia.

L’ influenza che il sistema familiare ha sui figli non si limita dunque al quotidiano ma anche al bagaglio pregresso dell’ intero albero genealogico che ne segna le tendenze, le doti e le difficoltà.

Parte integrante (direi essenziale) , dunque, del sostegno e dell’ educazione di un bambino o un giovane adulto è il lavoro su sè stessi di chi gli è più vicino.

“Se c’è qualcosa che desideriamo cambiare nel bambino, dovremmo prima esaminarlo bene e vedere se non è qualcosa che faremmo meglio a cambiare in noi stessi. ” (C. G. Jung )

Il bambino è un Maestro di vita in un senso molto pratico, osservare il suo sviluppo giorno dopo giorno può renderci sempre più consapevoli anche di noi stessi e delle dinamiche che ci portiamo dietro da tempo, da generazioni ; la maggior parte delle volte ,quando si tratta di qualcuno che amiamo siamo più disposti a metterci in discussione, a cambiare, ritrovare anche noi adulti il ‘giusto posto’ .

Prima ancora che genitori, educatori, mariti, mogli , prima ancora del nostro ruolo sociale , siamo stati figli. Se sappiamo cogliere i segnali del bambino ,che in modo innocente e puro esprime, possiamo educarci, educandolo, crescere insieme e risolvere fratture di sistema precedenti al suo arrivo. Ripristinare il fluire dell’ Amore che, attraverso l’ ultimo nato ci ri.cor.da l’ importanza della Vita.

Non abbandonarmi! I bambini nella libertà di scelta

Si confonde spesso la “libertà di scelta” del bambino con la mancata guida. Far credere ad un bambino di avere tutte le risposte non è libertà. E’ una condanna alla solitudine, l’inizio di un abbandono,lungo, lento,costante e irrimediabile. Daremo a quel bambino la chiara sensazione di doversela cavare sempre, in ogni situazione, senza mai chiedere aiuto, con la sola consapevolezza di non essere abbastanza se non dovesse sapere cosa fare in un determinato momento. Non possiamo infliggere al bambino la solitudine dei suoi soli pensieri, fargli credere che la sua sia l’unica opinione valida, non permettergli di contemplare altri punti di vista.

Libertà non significa fare in autonomia qualsiasi tipo di scelta. Quello si chiama abbandono.


Il confine può essere labile alle volte. E’ bene tenere un faro puntato su quel filo sottile che li divide.
Quando un bambino nasce,racchiude in sè tutte le sue risposte. Sono però le sue.Possono non coincidere con quelle degli altri “giuste o sbagliate”che siano. Possono non essere affini con il mondo in cui si trova a vivere. Mostrargli le regole sociali, i limiti delle sue osservazioni (anche con l’aiuto dell’autocorrezione) vuol dire permettergli di comprendere che si può sbagliare e che dall’errore si impara, di distinguersi dagli altri senza isolarsi, di cooperare, di evolversi.

Dare ragione ad un bambino senza mostrargli mai l’errore, falsa la sua visione della realtà, lo renderà fragilissimo di fronte al primo scontro, accrescerà una falsa autostima che si sgretolerà inesorabilmente non appena la sua visione delle cose verrà messa in contatto con fatti concreti indubbi. Misurarsi con la frustrazione è fondamentale per rimanere in contatto con quella che è la realtà dei fatti.

La riflessione che ogni genitore o adulto che si trova a contatto con bambini dovrebbe fare è questa: questo bambino entrerà a far parte di una società, per cui deve poter avere un’ autostima salda, deve conoscere le regole sociali, essere in grado di collaborare per uno scopo comune, sviluppare il pensiero critico, ma avere anche la consapevolezza di poter sbagliare.Lo sto aiutando in questo?


Un vecchio detto dice: cambiare idea è sinonimo di intelligenza.
Questa è una riflessione interessante, perchè spesso viene attribuita incoerenza quando si cambia idea, invece come noi siamo esseri in continuo mutamento,così lo è la nostra visione della realtà.
I genitori sono chiamati ad essere i custodi dell’infanzia. Questo significa essere costruttori di un ambiente adatto allo sviluppo del bambino,dove si intende inserire motivi di interesse, supporti per il suo sviluppo motorio, cognitivo ed emotivo riferiti al tempo e all’osservazione fatta su quel bambino, nel rispetto poi della sua libertà di scelta che lo connette con il suo maestro interiore e gli fa sentire ciò che è nutrimento per la sua anima e a quello lo conduce; ma anche essere guida nel caos emotivo che può presentarsi nell’animo bambino, affinchè egli non si perda, si senta protetto e compreso dove lui stesso non riesce. La lettura di uno stato d’animo, la presa decisionale in un momento critico fanno sì che il bambino si senta amato, al sicuro.

Prendere decisioni è complicato. Serve allenamento, consapevolezza di sè e del mondo, coraggio, autostima. Un bambino investito della responsabilità di ogni scelta che concerne la sua vita, fin dalla primissima infanzia, sarà un bambino insicuro, fragile, con bassa autostima e pesanti pensieri sull’amore che gli altri provano verso di lui. L’assoluto bisogno di sentirsi amati e protetti è un caposaldo per la liberazione di un’anima bambina senza la quale non potrà volare.

I genitori in buona fede spesso lasciano che il bambino scelga ogni cosa: da come vestirsi a cosa mangiare, da quando andare a scuola a dove andare in vacanza. Ci sono decisioni però che fomentano l’insicurezza del bambino e lo intrappolano in un pensiero oscuro: che cosa vorranno che io scelga? Il bambino cercherà di interpretare i messaggi del genitore e prenderà la decisione che crede egli voglia da lui o,forse peggio, si sentirà abbandonato. Essere genitori significa prendersi delle responsabilità. Così come quando il bambino è ancora un neonato ci si assume la responsabilità di scegliere per lui, a mano a mano che il piccolo cresce sarebbe saggio continuare a prendere certe decisioni e lasciare a lui, a poco a poco, le responsabilità che PUO’ prendere. Perchè libertà è responsabilità. E va calibrata in base allo sviluppo totale del bambino: emotivo, cognitivo, motorio. Non si può pensare che solo perchè parla il bambino possa scegliere ogni cosa. Spesso la sua stessa volontà gli è ancora sconosciuta e la scelta senza opzioni selezionate è portatrice di stati d’ansia e abbassa l’autostima del bambino che si pensa incapace.


E’ necessario dunque interpretare i messaggi dei bambini. Dietro ad un “non sono stanco, non voglio dormire” ci può essere invece un “aiutami a lasciarmi andare, a rilassarmi, a sentirmi al sicuro”; dietro ad un “non te lo dico” un “non lo so dimmelo tu”. Le richieste emotive dei bambini sono spesso sconosciute e inconsce. Il compito dell’adulto è mettere ordine, provare ad interpretare, rileggere e alle volte offrire soluzioni, perchè non sempre siamo in grado di trovarle. Può essere per lo stato emotivo in cui versiamo, per lo stato di consapevolezza, per immaturità motoria e mille altre ragioni . Capita anche a noi adulti di non sapere quale decisione prendere per noi stessi e chiediamo consiglio agli altri. Faremo poi una considerazione personale insieme alla riflessione degli altri, ma il punto di vista altrui, la consapevolezza di avere qualcuno a cui domandare di una scelta importante, come ci fa sentire? Protetti. Perchè sappiamo che ci sarà sempre qualcuno pronto a scegliere per il nostro benessere se fossimo impossibilitati a farlo.

Nel metodo Montessori esiste la lezione dei tre tempi. Ella si raccomanda di non passare mai ad un tempo a cui non siamo certi che il bambino sappia rispondere. Questo sta a significare che ci sono risposte che abbiamo e risposte che devono ancora arrivare. Metterci di fronte a scelte troppo difficili, per le quali non si hanno ancora gli strumenti adatti, porta con sè solo un duro colpo alla propria autostima. Esistono dei tempi, personali e unici, da attendere.

Buona attesa e buone scelte.

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