Molto si trova, al giorno d’oggi, nella psicologia, nell’educazione, nelle neuroscienze, nella filosofia e in molte altre discipline, sul tema delle emozioni, come riconoscerle, come ‘chiamarle’, varie strategie per gestirle.
Le emozioni sono uno strumento importante per orientare la psiche nel mondo, rispondendo in modo automatico, efficace (e a volte efficiente) agli stimoli esterni.
Sono un “fatto” terreno, meraviglioso e… passeggero (secondo la neurologia moderna infatti la durata media di un emozione nel nostro cervello dura circa 90 secondi)
Ci sono persone e situazioni che emozionano, l’ innamoramento è il frutto di una serie di emozioni, così come il terrore.
Si diventa dipendenti persino da quelle reazioni chimiche che le emozioni scatenano ( endorfine, dopamina, serotonina, adrenalina, ossitocina…) quindi siamo alla ricerca di quegli stimoli in grado di risvegliarle, tra questi, il dolore ma anche l’ eccitazione.
Gli eccessi ,a volte, in una polarità o nell’ altra.
Il sentimento è anima, include e trascende l’ emozione.
Lo Stato di innamoramento che perdura nel tempo, che non passa quindi con la routine, con le abitudini o l’ assuefazione, è un sentimento.
La gioia come sentimento è diversa dall’ eccitamento gioioso, è quiete estatica dove tutte le sensazioni sono esaltate.
La calma è un sentimento, ma anche il rancore.
L’ amore nella sua espressione più alta, che sia nella coppia o in altre manifestazioni, è quindi molto più che un insieme di emozioni.
L’ amore come sentimento è in grado di affrontare l’ impermanenza dell’ emozione e rendere duraturo quello stato di grazia dell’ innamoramento.
Non è scontato nè banale. È impegno, attenzione a se stessi, all’ altro, al mondo circostante.
È vigilanza.
Per il sentimento è necessario molto impegno (e autoconoscenza).
L’ emozione è più immediata, facile, solo che che ad un certo punto…esaurisce.
Abbiamo visto che di per sè le emozioni sono un “flash” che ci attraversa velocemente , cosa le rende allora così durature invece? come mai ci sentiamo arrabbiati per giorni o entusiasti o impauriti magari anche per anni?
Siamo noi che tratteniamo l’ emozione, vi agganciamo pensieri, ricordi, creiamo abitudini e convinzioni che ci rendono più ricettivi ad alcune emozioni piuttoste che altre…
L’ emozione è merce di consumo, oramai anche le industria del marketing e della pubblicità conoscono quali tasti toccare per ingenerare in noi una determinata emozione e dunque una determinata azione ; la stessa cosa accade nel mondo dell’arte.
Il sentimento ha bisogno di essere alimentato, ed in quest’ epoca dove vige il “tutto e subito” si preferisce spesso il brivido dell’emozione, immediata e fugace.
Io credo ancora che non ci sia cosa più bella del coltivare il sentire, rammendare, recuperare, sanare, portare cura nelle zone dolenti e nutrimento a quelle armoniose ; coltivare il sentimento è fare Anima.
A volte è faticoso farlo in modo consapevole, faticoso come lavorare la terra, una fatica, però, ripagata nel tempo dal frutto.
Il processo di riconoscimento dell’emozione e la sua liberazione , la sua integrazione al sentimento, ci permette un grado di azione libera (autentica) più ampio. Le nostre scelte non sono più, a quel punto, dettate dall’ emotività del momento, ma diventano scelte mature, che seguono un sentimento appunto, un emotività cosciente , l’unione di percezione, emozione, capacità di giudizio e coscienza.
Allora l’invito è, si, nominare e riconoscere le emozioni ma anche educarci ai sentimenti in modo attivo e il più possibile lucido, affinchè le nostre scelte siano scelte dell’ anima e non dell’ impulso.
Quando cuore, corpo, mente e pancia sono allineati, quando siamo presenti e coerenti con le parti di noi , più autentica diventa la nostra azione e presenza nel mondo.