Il tema del “distacco” all’interno del percorso educativo di un figlio è sicuramente un argomento di grande discussione e di difficoltà per entrambi, bambino e genitore. Certamente gli studi pedagogici recenti hanno convalidato la tesi del saluto prima di tale momento, al fine di dare al bambino la possibilità di abbracciare un’ ultima volta il genitore, scandendo il momento esatto in cui andrà  via, permettendogli così di non sentirsi abbandonato. La fuga in un momento di distrazione del bambino infatti, non solo non gli permette di scegliere come salutare il genitore, ma gli fa perdere fiducia nello stesso, perché è come se subisse un tradimento ed un abbandono.


Come affrontare allora il momento del distacco?
E’ necessario che il genitore comprenda che per il bambino quello potrebbe essere un momento di grande difficoltà, per questo motivo è necessario evitare frasi giudicanti e sminuenti come “ma cosa piangi? non c’è motivo”, sostenendolo e accogliendo la sua emozione (cercando di mantenere neutra la propria)con “so che ti senti triste perchè devo andare via, anche a me dispiace non poter stare insieme. Sono sicuro che ti sentirai meglio tra poco insieme alle tue maestre e ai tuoi amici e più tardi mi racconterai tutto.” Queste frasi permettono al bambino di sentirsi compreso, accolto, di comprendere a sua volta quello che sta provando, legittimandolo.
A questo punto il genitore può istituire un rituale con il proprio bambino, prima di andare via: un bacio/abbraccio speciale, un saluto inventato da loro, il pezzo di una canzone, una frase segreta, lo scambio di un bracciale… la cosa importante è SALUTARLO.
Il passaggio successivo può essere in braccio alla maestra o accompagnarlo in una postazione particolare dello spazio di accoglienza (dipende dalla gestione della struttura) per poi andare via.
Il bambino potrà piangere, alle volte anche disperarsi. Il genitore si sentirà a disagio, affranto o desideroso di consolare il proprio bambino. E’ fondamentale NON TORNARE INDIETRO. Il bambino è entrato nella sua emozione, ha bisogno di attraversarla per superarla, comprendere che può succedere, che ci sono delle persone pronte ad accoglierla e a sostenerlo in questo mare agitato, che quando il genitore lo saluta è proprio il momento in cui va via e che lo affida alle persone che ha scelto per la sua cura, sapendolo in buone mani. Tutto questo processo aiuterà bambino e genitore a sentirsi al sicuro e in fiducia verso le persone che lo stanno accudendo.

 

Se il genitore tornasse indietro, al bambino arriverebbero inconsciamente due informazioni:

1) il mio genitore non ha fiducia in queste persone (per cui perchè dovrei averla io?)

2) il mio genitore pensa che io non possa calmarmi senza di lui (non sono autonomo, non sono in grado).
Per di più il risultato che si riscontra il più delle volte è che il bambino inizialmente si calmi, per rientrare in un’emotività ancora più forte al secondo distacco che necessariamente avverrà. Peggio ancora se il genitore lo riporta a casa. A quel punto si spezza proprio il circolo della fiducia che fragilmente si stava costruendo.
Il genitore che non torna indietro a “consolare” il proprio figlio in preda ad una crisi, non è un genitore senza cuore, ma è un genitore che sa che non farebbe il bene del proprio bambino, che sa che prolungherebbe ulteriormente lo stato emotivo di ansia, rabbia o tristezza del bambino e per questo decide  di affidarlo all’adulto che ha consapevolmente scelto per la cura di suo figlio. Pur con il peso nel cuore del vederlo in difficoltà, il genitore sa che il bambino non va “consolato”,  va accolto, e sa che le persone che sono con lui lo faranno.

La consolazione viene donata a qualcuno che soffre per qualcosa e si intende quell’atto in cui si cerca di alleviare il dolore dell’altro. Non è questa la situazione del distacco. Una sofferenza è un sentimento rispetto ad una situazione immutabile, un dolore profondo, che dura nel tempo. Il distacco è un momento attraversato da un’emozione forte, ma passeggera, che per questo va accolta e sostenuta (io sono qui per te e con te; capisco che tu sia triste/arrabbiato perché non puoi stare con la mamma/il papà; puoi lasciare andare tutto quello che provi perché io posso contenerlo).

Cercare di “consolare” il bambino distraendolo, lo allontanerà dalla sua naturale capacità di ascoltarsi e non gli consentirà di comprendere come attraversare quell’emozione senza venirne sopraffatto. Gestire un’emozione non è altro che un costante allenamento rispetto al ciò che sento e a come lo manifesto per non esserne travolto. Obiettivamente noi adulti sappiamo che il momento del distacco può essere difficoltoso per un bambino, ma sappiamo anche che, se è in mani sicure di adulti amorevoli e pronti a sostenerlo, non gli accadrà nulla di male, anzi, imparerà che può stare bene anche lontano da mamma e papà e questo sarà il primo gradino verso la sua autonomia ed innalzerà la sua autostima facendolo sentire “capace”.  Imparare a stare al mondo non è facile. E’ una continua sfida e i mutamenti necessari per navigare in questo mare sono innumerevoli e continui. Avere fiducia nel bambino, nella sua resilienza, nei suoi strumenti per affrontare le difficoltà, è la base per crescere persone con una buona stima di sé. Farsi da parte sapendo che il nostro bambino è in mani accoglienti, è un modo per elaborare il fatto che non siamo noi i salvatori dei nostri figli, che non è vero che siamo indispensabili, loro se la cavano anche senza di noi e questo significa che stiamo facendo un buon lavoro, che siamo genitori che lasciano crescere i propri figli, che li lasciano affrontare le loro sfide sapendo che le supereranno perché sono persone in gamba.  Non è facile farsi da parte, arrivare a pensare di non essere indispensabili; significa dover riguardare magari degli scheletri nascosti nel nostro armadio, scheletri che ci dicono che se non siamo indispensabili alla salvezza di qualcuno non abbiamo valore. I nostri figli possono essere il nostro miglior scudo di protezione per conservare questa visione, o possono essere invece i maggiori scopritori di volti, permettendoci così di evolvere a nostra volta e di comprendere che valiamo in quanto esseri umani unici, e non per ciò che possiamo o non possiamo fare nella nostra vita. Ecco che scopriamo così quanto si nasconde dietro ad un “semplice distacco”. Si muovono sensi di colpa, inadeguatezza, paure, tristezze, dubbi. Saperlo e potersi affidare a persone scelte per accompagnarci in questo momento è indispensabile alla buona riuscita del distacco. Il chè non vuol dire avere  distacchi sempre  sorridenti, ma sapere che noi e i nostri bambini saremo compresi e supportati nelle nostre emozioni. 

“Solo noi sappiamo essere così insieme, anche quando siamo lontani, perché siamo ognuno nel cuore dell’altro”