Siamo incastrati in una cultura che ci impone la performance ad altissimo livello in ogni ambito della vita e in ogni momento. Non possiamo avere un cedimento, un momento down, perché veniamo immediatamente etichettati o, peggio, sostituiti.
Questo succede anche ai bambini. Fin dalla nascita essi vengono paragonati a fratelli, figli di amici, tabelle mediche. Devono stare dentro a certi parametri, sempre sotto la lente d’ingrandimento dell’adulto che ne analizza con scrupolosa attenzione ogni minimo particolare e, spesso, per trovare la falla, il difetto, il problema. Per ansia da prestazione dell’adulto: “E’ nato da me, se non è perfetto sono un fallito!”; senso di inadeguatezza e paura del giudizio: “Chissà cosa mi dirà il pediatra che non ha preso il peso stabilito questa settimana… “. Il bambino cresce così a contatto con il genitore prestazionale che pretende da sé, e dal piccolo, un’idea di perfezione illusoria. Alimenta la macchina dell’idea culturale diffusa e si mette al suo servizio, plasmando se stesso e il proprio bambino della forma prestabilita dalla società e privando il mondo dell’unicità.
NON VOGLIAMO BAMBINI PERFORMANTI MA FELICI!
Questo sarà lo slogan sulle magliette che farò preparare per i genitori soci della nostra associazione (Associazione Culturale “A piccoli passi si cresce” ndr.)!
E’ più importante ciò che si fa o ciò che si è? Si crede ancora troppo che chi più fa più è. Se davvero così fosse, con tutti i soldatini che si creano, sarebbe un mondo davvero bellissimo. Forse invece, chi è troppo impegnato a fare senza amare, si perde ciò che è.
Chiedere e pretendere sempre e solo la perfezione porta ansia, paura, inadeguatezza, rabbia, tristezza,scarsa autostima, instabilità emotiva, rafforzamento del falso sé.
Si definisce l’essere umano UNICO, nessuno è uguale ad un altro, nemmeno tra gemelli omozigoti. Come si può, partendo da questo concetto, pretendere che tutti crescano allo stesso modo nello stesso tempo, che sappiano compiere le stesse azioni nello stesso modo e nello stesso tempo? La cosa che ancora stupisce è che ci sia un grande interesse per quello che si fa e non ci si preoccupi invece che questo bambino o questa bambina siano generosi o egoisti, socievoli o solitari, timidi o estroversi, tristi, arrabbiati o felici; non ci si domandi che cosa amino fare. Si pretende che tutti siano letterati e informatici, abili in tutte le attività proposte. Ma se siamo tutti UNICI, non dovremmo cercare la nostra unicità e portarla nel mondo? Concentriamoci sui Talenti, alimentiamoli, rafforziamoli, mettiamoli a disposizione nostra e degli altri. Immaginiamo un mondo in cui ognuno possa esprimere il proprio talento. Come ve lo immaginate? Vedete anche voi un mondo ricco di amore, di vibrazioni ad alte frequenze, di pace interiore ed esteriore?
Il bambino apprende facilmente con la combinazione di due fattori:
-Un ambiente fisico preparato in cui possa fare esperienze spinto dal suo maestro interiore e nella libertà di scelta (anche l’ambiente naturale)
-Un ambiente psichico calmo, entusiasta, curioso, non giudicante
Quell’ambiente (sia fisico che psichico) dipende dall’adulto. Prepararlo è un elemento imprescindibile affinchè l’essenza del bambino si manifesti. Mentre l’ambiente fisico lo si prepara con competenze pedagogiche, l’ambiente psichico lo si prepara educando noi stessi. Siamo noi che poniamo le basi emotivo-relazionali del bambino e, dato che il primo specchio di me stesso arriva dai miei genitori, è bene che ci si prepari a questo momento. Non possiamo dare all’anima bambina l’idea di essere “imperfetta”.
“Una parola di incoraggiamento durante un momento di difficoltà, vale più di un’ora di lodi dopo il successo” Anonimo
Le grandi sfide emotive di bambini, bambine e adulti, stanno proprio qui: io non sono perfetto. Questa idea di imperfezione alimenterà sentimenti che non ci aiuteranno a progredire, a mutare, al continuo cambiamento che è la vita stessa.
La ricerca continua all’idea di perfezione ci imbriglierà in un gioco al massacro, in cui usciremo sempre sconfitti.
Allora cambiamo occhiali. Guardiamoci e osserviamo l’unicità. Sta lì la VERA perfezione. Ogni essere umano è perfetto per com’è. Non per ciò che fa.Non facciamo confronti, perchè siamo tutti diversi. Non si può paragonare una rana ad un elefante. Nasciamo “perfetti”, laddove “perfezione” significhi “unico nel suo genere”.
“Maestro, mio figlio ha riportato la pagella con un voto basso in matematica e alto in disegno. Vado a cercare un professore esperto in matematica che lo possa aiutare? Assolutamente no, vai a cercare il maestro di disegno più bravo che ci sia” Jodorowskj
La corsa al fare per “arrivare” non ci rende felici. L’amare ciò che si fa, invece, ci fa entrare in quello stato di “sballo sano” che restituisce alla nostra anima lo stesso amore che ha donato.
Manuela Griso