Si parla spesso di autonomia dei bambini e libertà di scelta, tematiche che vengono affrontate quotidianamente durante le mie consulenze con i genitori e noto che sia importante ricordare che l’autonomia e la libertà di scelta debbono avvenire in un “ambiente preparato”. Prendere queste parole e spargerle su qualunque terreno non porta buoni frutti, anzi… La linea tra incuria e libertà è molto sottile e bisogna porre molta attenzione.
Vediamo nello specifico alcune situazioni quotidiane o che possono accadere facilmente.
Un bambino è libero di scegliere come vestirsi?
Sì, ma la scelta deve avere delle possibilità adeguate, ovvero limitate nel numero e soprattutto in linea con la stagione. Uscire di casa in canottiera in pieno inverno non è una scelta dettata dalla libertà, ma dalla mancanza di cura.
Un bambino può scegliere da solo rispetto al suo cibo?
Anche qui la risposta è sì, se la varietà di scelta è offerta liberamente dalla famiglia, in linea con le abitudini famigliari, nel rispetto di una sana alimentazione. Non possiamo sapere noi quanta fame ha un’altra persona. Possiamo dunque offrirgli una scelta sulla base di quello che si è stabilito mangiare in quel momento, il bambino può decidere la quantità e la qualità di cibo in base al suo appetito e alle sue preferenze.
La questione del dolce poi è sempre controversa. Se ha mangiato, se non ha mangiato, dolce sì, dolce no, quale tipo di dolce ecc… La cosa importante è seguire la linea che si è scelta. Se si stabilisce che il dolce si mangia a fine pasto, tutti i pasti, è più faticoso qualora qualcosa fosse andato storto, decidere di togliere il dolce. Ognuno avrà le proprie regole e qui non discutiamo sul fatto che siano giuste o sbagliate, ma la coerenza è fondamentale per donare sicurezza ai bambini.
Anche qui la risposta è sì, se la varietà di scelta è offerta liberamente dalla famiglia, in linea con le abitudini famigliari, nel rispetto di una sana alimentazione. Non possiamo sapere noi quanta fame ha un’altra persona. Possiamo dunque offrirgli una scelta sulla base di quello che si è stabilito mangiare in quel momento, il bambino può decidere la quantità e la qualità di cibo in base al suo appetito e alle sue preferenze.
La questione del dolce poi è sempre controversa. Se ha mangiato, se non ha mangiato, dolce sì, dolce no, quale tipo di dolce ecc… La cosa importante è seguire la linea che si è scelta. Se si stabilisce che il dolce si mangia a fine pasto, tutti i pasti, è più faticoso qualora qualcosa fosse andato storto, decidere di togliere il dolce. Ognuno avrà le proprie regole e qui non discutiamo sul fatto che siano giuste o sbagliate, ma la coerenza è fondamentale per donare sicurezza ai bambini.
Un bambino può decidere se cambiare scuola?
La domanda precedente dovrebbe essere: quanti anni ha il bambino?
Perché a 3-4-5 anni il bambino non può scegliere se cambiare scuola. Non perché sia stupido, ma perché non ha l’esperienza. Non sa che cosa significhi cambiare scuola. Può pensare qualsiasi cosa. Potrebbe esserne spaventato e quindi dirvi di no nonostante l’esperienza che sta vivendo non sia la migliore per lui, oppure potrebbe dirvi di sì pensando di trovare chissà quali meraviglie nella nuova realtà e invece trovarsi malissimo una volta iniziato. Queste scelte sono un DOVERE dell’adulto, che ha conoscenza e capacità che il bambino deve ancora sviluppare. Ci si deve prendere le proprie responsabilità, che non possono essere lasciate ai bambini.
La domanda precedente dovrebbe essere: quanti anni ha il bambino?
Perché a 3-4-5 anni il bambino non può scegliere se cambiare scuola. Non perché sia stupido, ma perché non ha l’esperienza. Non sa che cosa significhi cambiare scuola. Può pensare qualsiasi cosa. Potrebbe esserne spaventato e quindi dirvi di no nonostante l’esperienza che sta vivendo non sia la migliore per lui, oppure potrebbe dirvi di sì pensando di trovare chissà quali meraviglie nella nuova realtà e invece trovarsi malissimo una volta iniziato. Queste scelte sono un DOVERE dell’adulto, che ha conoscenza e capacità che il bambino deve ancora sviluppare. Ci si deve prendere le proprie responsabilità, che non possono essere lasciate ai bambini.
Un bambino può scegliere quando andare a dormire?
No, un bambino non lo può fare. Non ha la capacità regolativa, prevale l’emotivo, per cui se non ha visto papà o mamma per tutto il giorno, la sera vuole stare sveglio più tempo possibile per recuperare, ma non è SANO.
Il sonno è ristoratore non solo per l’adulto, ma soprattutto per il bambino.
E’ determinante per regolare il sistema immunitario, poichè vengono prodotte le citochine, proteine indispensabili per contrastare infezioni, malattie e i livelli di stress. Un’altra funzione fondamentale del sonno è legata allo sviluppo cognitivo e all’apprendimento, nonché all’autoregolazione.
Molti studi hanno evidenziato come bambini con un’adeguata quantità/qualità di ore di sonno e una regolare routine del riposo migliorino attenzione, comportamento, apprendimento, memoria e soprattutto la salute fisica e mentale .
È l’adulto che deve gestire il sonno del bambino, procurare l’ambiente adatto, accompagnare, generare cura e attenzione a questo delicato momento. Vi è una sorta di insegnamento a dormire bene che per alcuni bambini non è necessario (perché lo fanno già in autonomia), ma per altri diventa fondamentale.
No, un bambino non lo può fare. Non ha la capacità regolativa, prevale l’emotivo, per cui se non ha visto papà o mamma per tutto il giorno, la sera vuole stare sveglio più tempo possibile per recuperare, ma non è SANO.
Il sonno è ristoratore non solo per l’adulto, ma soprattutto per il bambino.
E’ determinante per regolare il sistema immunitario, poichè vengono prodotte le citochine, proteine indispensabili per contrastare infezioni, malattie e i livelli di stress. Un’altra funzione fondamentale del sonno è legata allo sviluppo cognitivo e all’apprendimento, nonché all’autoregolazione.
Molti studi hanno evidenziato come bambini con un’adeguata quantità/qualità di ore di sonno e una regolare routine del riposo migliorino attenzione, comportamento, apprendimento, memoria e soprattutto la salute fisica e mentale .
È l’adulto che deve gestire il sonno del bambino, procurare l’ambiente adatto, accompagnare, generare cura e attenzione a questo delicato momento. Vi è una sorta di insegnamento a dormire bene che per alcuni bambini non è necessario (perché lo fanno già in autonomia), ma per altri diventa fondamentale.
Un bambino può scegliere a quale attività dedicarsi nella sua giornata?
In un ambiente preparato apposta per lui, con scelte pensate sulla base del suo sviluppo psicofisico SÌ. Un bambino DEVE POTER SCEGLIERE. Soltanto così si sviluppa la CAPACITÀ di scelta, che equivale all’acquisizione e al rafforzamento dell’autostima quando la scelta fatta si rivela adeguata nel rispondere alle sue esigenze del momento. Accumulerà così esperienze e conoscenza, che saranno fondamentali per le sue scelte future.
In un ambiente preparato apposta per lui, con scelte pensate sulla base del suo sviluppo psicofisico SÌ. Un bambino DEVE POTER SCEGLIERE. Soltanto così si sviluppa la CAPACITÀ di scelta, che equivale all’acquisizione e al rafforzamento dell’autostima quando la scelta fatta si rivela adeguata nel rispondere alle sue esigenze del momento. Accumulerà così esperienze e conoscenza, che saranno fondamentali per le sue scelte future.
Un bambino con genitori separati può scegliere quando andare da mamma e quando andare da papà?
No, non spetta al bambino questa dolorosa scelta. Gli adulti devono preparare un piano adeguato di visite ad entrambi i genitori in modo che il tempo trascorso con l’uno e con l’altro siano pari, salvo casi particolari in cui questo non sia possibile. I bambini amano la mamma e amano il papà. Chiunque li metta davanti alla scelta tra l’uno e l’altra compie un gesto di egoismo che porterà sofferenza e senso di colpa nel bambino.
No, non spetta al bambino questa dolorosa scelta. Gli adulti devono preparare un piano adeguato di visite ad entrambi i genitori in modo che il tempo trascorso con l’uno e con l’altro siano pari, salvo casi particolari in cui questo non sia possibile. I bambini amano la mamma e amano il papà. Chiunque li metta davanti alla scelta tra l’uno e l’altra compie un gesto di egoismo che porterà sofferenza e senso di colpa nel bambino.
In tutte queste situazioni, la parte fondamentale affinchè vengano gestite in un clima disteso è la COMUNICAZIONE con il bambino. Parlare con lui, farlo sentire compreso, accolto, mostrare la propria emozione e come ne teniamo le redini, sarà un esempio fondamentale.
Nello specifico il 90% delle situazioni proposte si risolve organizzando l’ambiente e mantenendo coerenza con le regole che avete stabilito per la vostra famiglia.
Per esempio nel caso del bambino che vuole vestirsi con abiti non adatti alla stagione, i momenti di lotta tra bambino e adulto vengono evitati preparando l’armadio in modo che preveda soltanto abiti adeguati alla stagione. A questo punto si può optare per disporre davanti a lui due completi tra cui scegliere. Questo suggerimento è dato perchè troppa possibilità di scelta, soprattutto in bambini piccoli (2-3 anni), alimenta stati confusivi e il risultato potrebbe essere una bella crisi da frustrazione per non saper scegliere. Preparato l’ambiente adeguato e agendo coerentemente con il bambino non dovreste trovarvi in difficoltà.
La stessa cosa vale per il cibo e per le attività della giornata, dove sicuramente ci sarà più scelta, ma anche la possibilità di scegliere più cose (una alla volta).
Per le questioni più delicate invece, di coinvolgimento emotivo alto, la comunicazione efficace vi permette di donare al bambino ascolto, comprensione, fiducia nella relazione e capacità regolative delle emozioni.
Per esempio il cambio scuola o la decisione di stare da mamma o da papà, posto che non sono decisioni che può prendere il bambino stesso, ma potrebbe manifestarvi un disagio, sono da trattare con estrema accuratezza. Comprendere l’origine del disagio è sicuramente il primo passo. Una volta compreso ciò che il bambino esprime e la sua visione della questione, è importante interfacciarsi con gli adulti che lo circondano per avere tutti i pezzi del puzzle e poter decidere come affrontare il problema. Magari il bambino non vuole tornare a scuola dopo una lunga assenza per malattia. Può manifestare grande disagio e sembra che non stia bene nella realtà in cui si trova. Sembra. Magari questa sua difficoltà si manifesta solo in certi momenti, magari a casa sta subendo dei cambiamenti nella routine… possono esserci diverse ragioni, magari totalmente indipendenti dalla scuola. Può essere che il bambino manifesti questo per non dire altro che potrebbe ferire il genitore. E’ importante costruire rapporti di fiducia con le educatrici e chiedere loro quali stati d’animo attraversano il bambino durante la giornata, come lo percepiscono nell’ambiente scuola, poichè “Ascoltare il bambino” non significa fare tutto ciò che chiede, significa accogliere la sua emozione, cercare di comprenderne l’origine e aiutarlo nella gestione del disagio piuttosto che nel levarglielo. E’ come quando impara a vestirsi da solo. Lo guardiamo e abbiamo la grande tentazione di farlo noi per lui. Ma così facendo lo isoliamo dall’esperienza, gli evitiamo una frustrazione, che sarebbe però una sana motivazione che alimenterebbe la volontà di tentare e la capacità di riuscire, ottenendo uno scatto di autostima incredibile. Sarebbe bello proteggerli da tutti i mali del mondo, evitare loro dolori e frustrazioni, costellare la loro strada di gioia, risate e divertimento. Ma senza sfide, come misurerebbe la sua capacità di riuscita? Sarà dunque più saggio dire al bambino: “Comprendo che in questo momento sia difficile per te affrontare questa cosa (tornare a scuola per esempio, lasciando mamma e papà per qualche ora), che vorresti stare a casa con mamma e papà, ma sappiamo anche che tu a scuola hai i tuoi amici e le maestre con cui giocare che ti vogliono bene e che presto questa sensazione di tristezza (rabbia, delusione) che provi ora sarà più lieve durante la tua giornata. Noi andiamo al lavoro (facciamo delle commissioni, prepariamo delle attività per te) e poi torniamo a prenderti. Anche noi certi giorni facciamo fatica ad andare al lavoro perchè vorremmo stare tutti insieme, ma sappiamo che il nostro abbraccio lo portiamo nel cuore fino al rientro e dopo possiamo fare tante cose insieme.” Questo discorso fa comprendere al bambino che vediamo la sua emozione, che la proviamo anche noi, che va bene e che passerà. Gli doniamo fiducia in se stesso e nelle relazioni con l’altro (noi, gli amici e le maestre); non è solo e tutto ciò che prova è visto, compreso e accolto per essere affrontato insieme.
Un’ultima riflessione in merito alla separazione e alla richiesta di scelta tra un genitore e l’altro che viene fatta ai bambini. NON FATELO MAI. Il bambino piange che non vuole andare dal papà? Non è tenendolo stretto e passandogli il messaggio che ha ragione a temere questo allontanamento dalla mamma che lo aiutiamo. Non è “ascoltandolo” e tenendolo lontano dal padre che sosteniamo la sua crescita emotiva. Posto che sappiamo che il padre è stato magari per noi un pessimo marito, ma è un bravo padre, aiutiamo il bambino a mantenere la relazione. “Lo so che è difficile lasciare la mamma, ma ci sarà il papà che potrà farti tante coccole e insieme potete fare tanti giochi speciali che fate solo voi due. Anche per la mamma è difficile stare lontano da te, ma ricordati che siamo sempre ognuno nel cuore dell’altro.” E viceversa il padre dovrà fare nei confronti della madre. La mamma e il papà compongono l’identità del bambino stesso e la sua visione del mondo. Costringerlo a scegliere o, peggio ancora, far cadere la figura dell’altro genitore ai suoi occhi, denigrarla, è come dire al bambino “metà di te è totalmente sbagliata”. Riflettiamoci bene perchè indietro non si torna e i danni li combattono per il resto della loro vita e se ci pensate, si è separati, è vero, ma si resta sulla stessa barca perchè i figli sono di entrambi e il loro benessere dovrebbe essere l’unico motore che spinge la barca.
Ascoltare e sostenere significa offrire strumenti per superare le difficoltà, non negarle o eliminarle. Porre i bambini davanti a scelte che non possono sostenere perchè privi di esperienza e strumenti utili ad affrontarle, non fa altro che alimentare in loro insicurezza, difficoltà di scelta, frustrazione, senso di abbandono e bassa autostima. Offrendo invece una gamma di scelte adeguate all’età, alla conoscenza e all’esperienza del bambino, in un ambiente preparato, gli doneremo la vera libertà di scelta che è responsabilità verso se stessi e verso il prossimo, alimentando l’autostima e l’autoregolazione emotiva.
Buon lavoro!
Manuela Griso
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