Quando si diventa genitori si è responsabili di un’altra vita oltre la nostra. Questo, in alcune persone, può creare uno stato d’ansia e di insicurezza tale, per cui tutte le certezze crollano e si ha la percezione di non sapere più cosa sia importante e cosa no, cosa sia “giusto” e cosa sia “sbagliato”. In un’ottica in cui un “giusto” e uno “sbagliato” assoluti non esistono, diventa difficile gestire i propri vissuti, combinarli con la realtà attuale e nel frattempo educare una creatura in mezzo ad un mondo in cui un’enorme vastità di persone sostiene di essere il Meglio, in fatto di educazione, alimentazione, sanità, che tu possa incontrare e a cui ispirarti.


Ti svelo un segreto… questo “meglio” assoluto non esiste e a forza di seguire tutti questi Guru, perdi te stesso, il tuo modo di essere genitore, che è unico proprio come il tuo bambino. Nessuno ha il manuale di istruzioni di tutti i bambini e chi vi dice che una formula va bene per tutti ha già sbagliato in partenza, perché siamo esseri Unici.
Vi siete mai chiesti come mai ci sono tanti medici con idee anche diametralmente opposte? Eppure sono tutti pediatri o nutrizionisti od omeopati. Ma non concordano su tutto. Perché? Perché di verità non ce n’è una sola, come diceva già il caro Pirandello nella sua opera “Così è se vi pare”.


Spesso i genitori vengono da me con domande sull’educazione dei figli, sentono la necessità di avere consigli su come gestire certe situazioni, cercano risposte ai loro perché sui comportamenti dei bambini. Ogni professionista ha il suo modo di lavorare, esattamente come ogni genitore ha il suo modo di essere genitore ed è questo che dovrebbe risaltare dal colloquio: che genitore sei? e ancor prima, che persona sei?
Le domande che ci poniamo sui figli arrivano da molto lontano. Ha senso quindi abbandonarsi tra le mani dei più “seguiti”, far apporre etichette sui nostri bambini, senza porsi nell’ottica di sapere chi siamo, quale genitore vogliamo essere e dove stiamo andando? Ha senso dare ad uno sconosciuto la facoltà di definire il nostro bambino senza conoscerlo? Farci dire quali sono i suoi bisogni senza che lo viva quotidianamente, annullando noi stessi la visione che abbiamo, per abbracciare quella del guru che abbiamo scelto in quel momento? Domandiamoci quanto quel medico/professionista conosca il nostro bambino, proprio il nostro e non “i bambini” in generale. Domandiamoci se desidera davvero aiutarci per noi o per se stesso, per accrescere la sua fama e il suo successo e quanto di queste due parti pesa in percentuale. Perché… siamo certi che lui stia parlando a noi e non ad una folla? Siamo certi che quello che ci dà sia specifico per noi? E quando si va per tentativi ed errori, significa che non vi conosce affatto e che non è lì per voi, ma perché ogni persona che passa di lì gli fa da cassa di risonanza.


Ci arrabbiamo quando andiamo in ospedale ed un medico, di fronte a più sintomi, non ci sa dire che cosa sia che ci fa soffrire tanto in quel momento. Provano a darci un farmaco, poi magari non funziona e ne danno un altro e così via. Noi non rimaniamo passivi. Ci alteriamo, ci poniamo delle domande, vogliamo avere più consulti. Perché invece accettiamo con tanta facilità di seguire regimi alimentari molto rigidi, sedute di varie ed eventuali pratiche olistiche, passiamo da un professionista all’altro seguendo ciecamente i consigli magici di ognuno?
Allora ci raccontiamo di credere a queste pratiche ma in realtà non gli diamo il peso che meritano. Se proviamo con facilità per poi cambiare velocemente con un altro se non funziona, dobbiamo anche interrogarci sul peso reale che diamo a queste soluzioni. Ci affidiamo per dare “la colpa” a qualcosa di esterno senza mai sentirci responsabili?
E’ molto facile, quando si ama, avere paura. Paura di ferire, di tradire in qualche modo, di condannare, di schernire, di peccare di noncuranza, di superficialità. Allo stesso modo si teme il giudizio degli altri, di chi ti dice “ma si è sempre fatto così, perchè tu devi fare diverso?” o al contrario di chi ritiene che si debba essere sempre e comunque controcorrente e se per caso una volta ti ritrovi a pensarla come la maggior parte delle persone, allora sarai considerata/o un pecorone. Il giudizio è un peso costante che ci si sente addosso quando si diventa genitori: il nostro e quello degli altri. Questo ci mette in una posizione di grande fragilità emotiva e non ci consente di essere obiettivi. Alle volte è necessario un lavoro sul genitore più che sul bambino, ma ovviamente, è più facile pensare che sia il bambino ad avere il problema piuttosto che noi genitori e i Guru ti aiutano su questo, perchè appoggiano in pieno la teoria: curiamo il bambino con mille medicine (allopatiche o di altra natura) ma la causa sta in lui/lei. Ma l’obiettivo vero, di un genitore, qual è?
Come sostenere dunque la Genitorialità in un mondo pieno di Guru?
-Ascoltiamo la mamma o il papà che abbiamo di fronte
-Ri-doniamo fiducia alla Sua visione delle cose
-Ragioniamo insieme su quali siano le cose per Lui/Lei imprescindibili
-Offriamo strumenti pratici di Comunicazione Efficace
-Domandiamo quale soluzione ora, alla luce di quello che ci siamo detti, ha individuato per superare la sua difficoltà attuale

In un’epoca in cui i genitori sono sotto giudizio come non mai, in cui hanno perso fiducia nelle loro capacità perché c’è sempre qualcuno che ne sa di più, in cui ogni giorno si vedono articoli su formule magiche speciali per la risoluzione di tutti i “mali” (educativi, alimentari e sanitari) voglio ricordarti, genitore e/o professionista, che è importante tenere a mente che i problemi che ti affliggono oggi fanno parte, per lo più, della naturale crescita dei bambini e che tante volte possono essere risolti senza per forza dare un peso eccessivo a tutto quello che i bambini attraversano come se fosse sempre un “problema”, perché alla fine, dall’AVERE un problema, ci ritroviamo con un figlio che crede di ESSERLO.

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E’ importantissimo nell’epoca dove tutto è un problema, discernere molto bene la misura di tale difficoltà e trovare, nel caso di un malessere effettivo del bambino o del genitore, un professionista che sia in grado di sostenere senza sostituirsi e che sappia restituire la fiducia necessaria all’adulto per essere più saldo nei passi che lo attendono in futuro.
Nessun problema è banale se percepito come tale, il lavoro che si può fare è proprio l’analisi completa per arrivare a comprendere quale sia la causa scatenante la difficoltà o la percezione della stessa, ma quello che è imprescindibile è il rispetto della visione del genitore, senza fare in modo di sostituire il proprio sguardo al suo, ma accompagnandolo in quello che è il suo modo di essere padre o madre.

“Quando ti fiderai di te stesso, saprai come vivere”
Johann Wolfgang Goethe

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Manuela Griso