Recentemente ho accompagnato una coppia di genitori in un percorso di “ri-connessione” dopo un tradimento, un percorso arricchente per cui sono grata e che mi ha portato a sviluppare riflessioni e visioni che desidero condividere con te.

Partiamo dalla radice : cosa significa tradire? A quale livello ti potresti sentire tradito dal tuo parter? Emotivo? Fisico? In termini di valori condivisi?

Nella nostra società il tradimento è associato alla sessualità eppure possono esserci sfumature ben più dolorose. Ci si può sentire traditi ad altri livelli senza necessariamente implicazioni sessuali.

Anzi, molto spesso il passaggio più doloroso del tradimento è il coinvolgimento emotivo, è l’essersi donati ad un’altro nella propria interiorità, aver concesso ad altri quello spazio di connessione, intimità, tenerezza e vulnerabilità che in qualche modo è venuto a mancare nella coppia, uno spazio che prima di allora era considerato esclusivo.

Un terzo arriva laddove si è creato un vuoto; che sia un vuoto emotivo, fisico, progettuale, affettivo eccetera, in ogni caso la coppia si spacca quando non vi è cura e attenzione per questo vuoto creato ed in questa crepa di bisogni ci muoviamo inevitabilmente verso colui o colei che potrebbe colmarli altrimenti.

Fermo restando che la coppia non dovrebbe avere il compito elitario del sopperire ai bisogni individuali, è vero anche che i bisogni reciproci esistono e dovrebbero (nella teoria) muoversi in uno scambio equilibrato del donare e ricevere. Un flusso spontaneo di cura reciproca.

Esistono coppie che di comune accordo scelgono di condividere i propri corpi con altri ,senza necessariamente essere mossi da una mancanza, e coppie che scelgono di condividere i bisogni emotivi con altri laddove il singolo non riesca a “coprirli”, ciò che rende questi movimenti diversi dal tradimento è l’accordo (inteso come armonia dei sentimenti), un patto. La crepa del tradimento è la nota, stonata e chiara della disarmonia. Di una lontananza tale da non riuscire più a sentire l’altro (talvolta neanche se stessi).

Ho osservato che più facilmente questa disarmonia accade nelle coppie che sono anche coppie genitoriali.

La genitorialità di per sè crea già una crepa nella coppia. Il duo non è più duo, i ritmi cambiano, le priorità anche e, ciò che non era già più che saldo prima, vacilla.

L’arrivo di un figlio spacca la coppia che dovrà riscoprirsi, rinnamorarsi, necessariamente rinnovarsi nel nuovo sistema, il che richiede una buona dose di impegno e disponibilità a riconoscere che, se prima si era in 3 (io, tu e noi), adesso c’è un elemento in più da considerare nell’equazione.

L’essere una coppia e l’essere genitori non sono identità interscambiabili nè strettamente correlate fra loro, si può smettere di essere coppia ma non di essere genitori e l’essere genitori dello stesso figlio non garantisce il legame (ne parleremo più approfonditamente in un altro articolo).

Cosa accade dunque? Accade che il figlio funge da amplificatore, fà saltare i coperchi e rivela ciò che già esisteva in potenziale.

Quando si accumulano i non detti, i gesti mancati, la rabbia repressa (o espressa in modo disfunzionale), le disarmonie tutte e si genera tensione si tende a fuggire laddove questa tensione non c’è. Talvolta è una scorciatoia, non una soluzione ma un paliativo. Talvolta la rivelazione di un amore in realtà finito.

Ma…accade (e più spesso di quanto immagini) che il tradimento porti a realizzare , come a risvegliarsi da un incantesimo e comprendere che forse no, non sei disposto a lasciare andare quella relazione e che forse si, stai solo fuggendo e che sei pronto ad andare al cuore del problema, ad aprire una comunicazione sincera, riparare il ponte (o crearne uno) tra “Io” e “Tu”. Quell’elemento allora arriva nella coppia come una benedizione, seppur dolorosa e riaccende le macchine.

Lo scalino più duro da superare in questi casi è la ricostruzione della fiducia, il patto, che è stato tradito una volta, potrebbe esserlo nuovamente. E’ tutto da ricostruire, non tanto con veti, divieti e controllo quanto con una comunicazione totalmente diversa, autentica, diretta e…tempestiva.

” Io voglio dimenticare quello che è successo e andare avanti.” potresti pensare.

Oppure : “Quello che è accaduto è contro i miei valori ma non sono pronto a perdere tutto”

Dimenticare non è realistico, e non sarebbe neppure auspicabile. Ciò che accade alla coppia resta nella storia di quella coppia ed il passato non può essere nè cambiato nè dimenticato ma può servirci da cartina tornasole al momento giusto. Dimenticare sarebbe un grave errore da parte di entrambi perche “chi non ricorda il passato è condannato a ripeterlo” diceva George Santayana.

La prima azione da compiere, è il riconoscimento di ciò che, nel vissuto della coppia, ha portato a quel punto, lasciando cadere il senso di colpa e assumendosi ognuno le proprie responsabilità.

E’ un processo che parte da una rottura e prosegue con la creazione di una nuova forma. A volte si decide per una separazione, altre volte davvero l’evento si rivela la cosa migliore che potesse succedere per tornare a guardarsi senza maschere.

Si può, dunque, superare un tradimento nella coppia (e non s-coppiarsi)?

E’ possibile quando si è disposti a : riconoscere la propria responsabilità; allineare prospettive future e valori individuali (valutando se sono ancora compatibili oppure no); apprendere una modalità di comunicazione efficace dei propri bisogni e del proprio stato emotivo; connettersi a sè stessi, alla conoscenza di sè (passaggio fondamentale che permette poi di poter comunicare all’altro ciò che c’è); occuparsi dei propri traumi personali (no pretendere che sia qualcuno fuori di noi a doverli guarire); dedicarsi il giusto posto, spazio e tempo.

Tutto questo è possibile con un unica premessa: avere il desiderio di proseguire insieme

Il benessere dei figli è l'”effetto collaterale” del benessere del singolo genitore e della coppia. Spesso nelle coppie genitoriali ci si dimentica della coppia ed i figli talvolta prendono il posto di uno dei partner, ci si dimentica anche di sè stessi e questo crea squilibri nella relazione e disorientamento nei figli.

Il tempo per la coppia non è tempo “rubato” , è anche questa una forma di cura; certo, và pianificato con gli impegni familiari, gestito in modo oculato ma certamente non è privazione. Nella cultura del sacrificio il benessere individuale e relazionale viene sottoposto a quello del figlio ma io credo invece che siano equiparabili. L’espressione della cura si manifesta in modi molto più ampi, complessi e ramificati del “semplice” sguardo rivolto al figlio.

La cura và posta al proprio bene, al bene del partner e al bene del figlio in egual misura, passando un esempio di amore che non è sacrificio inteso come annullamento di sè ma come, appunto, atto di cura, Ben-Essere.

Proprio in tema di Ben-Essere, nella dimensione dell’accaduto alcuni mi chiedono: lo devo dire oppure no ai miei figli?

All’interno della famiglia esistono dei grandi e dei piccoli, quello che ha a che fare con la coppia resta nella coppia, resta un “problema per grandi”. Se anche si dovesse decidere per una separazione conseguente al tradimento (seppur il tradimento è l’espressione di un ‘sintomo’, di un disagio preesistente nel singolo o nella coppia ) i figli non sono tenuti a conoscere i dettagli, ancor meno chi ha fatto cosa ed eventualmente rivolgersi sempre ad un ‘Noi’. Chiaramente molto può cambiare con l’età e un ragionamento diverso potrebbe essere fatto se parliamo di figli adulti che sono magari anche già fuori casa (anche se anche in questo caso nutro delle riserve). L’obiettivo di entrambi dovrebbe essere tutelare la figura dell’altro genitore agli occhi del figlio ed occuparsi che quest’ultimo possa disporre di tutto il supporto emotivo di cui può avere bisogno in fase di separazione (o ricongiungimento) lasciandolo fuori da questioni adulte, ancor più se irrisolte.

Tu cosa faresti dovesse accaderti? Ti è successo e hai voglia di condividere la tua esperienza?