Dal genitore alla maestra
Nelle scuole dell’infanzia il rapporto numerico tra maestra/o e bambini è di 1: 25. Un adulto con 25 bambini. Spesso poi le classi sono omogenee ovvero tutti i treenni in un’unica classe, tutti i quattrenni in un’altra e così via. Al di là di un discorso pedagogico, di insegnamento tra pari e diversi altri punti di forza che ha la classe eterogenea, mi domando se chi ha pensato a questo rapporto numerico sia mai stato in una classe di bambini così piccoli. La moltitudine di esigenze che possono avere, dall’essere accompagnati in bagno ad una difficoltà emotiva per la quale hanno bisogno della vicinanza fisica della maestra, dalla gestione di un litigio all’organizzazione di attività adeguate al contesto e allo sviluppo dei bambini e delle bambine di quella realtà, dal portarli in giardino e sorvegliare sulla loro incolumità, sono differenti e pressoché infinite. In tutto questo poi ci sono i genitori, che arrivano la mattina e hanno le loro esigenze: chi deve comunicare qualcosa sulla gestione del bambino, chi una domanda organizzativa, chi un aspetto burocratico, chi ha una sua difficoltà emotiva e chi pretende che il bambino venga cambiato d’abito per una motivazione del tutto personale e non funzionale alla salute del bambino. Ora, mettendo in gioco tutto questo, come si può pensare che una sola persona adulta possa supportare adeguatamente ed educare 25 bambini? Dedicare il giusto tempo ad ognuno di loro, avere modo di parlare con le famiglie, di… osservarli e rispondere alle loro esigenze?
La stessa difficoltà si incontra anche con le famiglie che, giustamente, vogliono il meglio per il proprio bambino o bambina, ma è importante accorgersi che quando si entra in una comunità non si è soli. Non è come con i nonni che si occupano solo di quel nipote, o con la babysitter che è dedita alla cura di quel bambino o comunque dei bambini di una sola famiglia, la scuola ha a che fare con 25 bambini e le relative 25 famiglie, con esigenze, culture, credenze differenti e trovare regole comuni nel benessere dei bambini, dividersi nella cura di ognuno nel migliore dei modi, non è sempre facile. Con amore le maestre si dedicano ai propri alunni, riconoscono gli abiti dal loro odore come cani da tartufo e li consegnano a nonni spaesati alla ricerca degli indumenti del nipote. Spesso i bambini riescono a cambiarsi d’abito da soli (quando sono bagnati o molto sporchi per esempio)e sanno dove mettere i loro vestiti sporchi, ma si dimenticano, persi nei loro mille pensieri e hanno la capacità di far scomparire ciò che hanno tolto, in posti che vivono solo nella loro fantasia. Puntualmente il genitore si domanda: “Ma com’è possibile? dov’era la maestra? ” La risposta più ovvia sarebbe: “Mi so cambiare da solo e l’ho fatto, mentre la maestra era impegnata ad accudire anche tutti i miei compagni” ma a questo ci si scandalizzerebbe, perchè la maestra deve stare sempre con tutti i bambini. Ma purtroppo nelle scuole italiane le maestre non sono messe nelle condizioni di poter stare con tutti i bambini sempre, perchè ci sono molteplici situazioni che richiedono un 1:1 e senza un supporto è chiaramente difficile destreggiarsi. Se ci pensiamo, in casa con i nostri figli succedono molti più incidenti che a scuola. Significa che non abbiamo cura per i nostri bambini? Che non siamo genitori attenti? No, chiaramente no. E noi ne abbiamo uno, due o tre da “guardare”. Pensate di stare a casa con 25 bambini dell’età di vostro figlio/a e ditemi come vi sentite.
Magari inizialmente impauriti, successivamente potreste pensare : “ma come faccio se ” ed entrare nel campo delle millemila possibilità pensando ad una possibile soluzione per tutte, ovviamente senza successo.
Pensate ora se, per ogni bambino, il genitore vi avesse detto qualcosa da fare e ovviamente voi, nel mentre, avevate già alcuni bambini con voi, quindi non potevate scrivere nulla.
Bambino 1: mio figlio oggi andrà a casa alle 12, prima di pranzo, non verrà il nonno a prenderlo, ma la zia e non sa dove sono le sue cose, può fargliele vedere lei?
Bambina 2: Oggi mia figlia è assonnata, potrebbe aver bisogno di dormire un po’, ma non troppo se no poi non fa il pisolino del pomeriggio.
Bambino 3: Ha un po’ di mal di pancia, ma sta bene, non è infettivo, stanotte ha avuto qualche scarica, ma saranno le verdure che ha mangiato ieri sera.
Bambina 4: Dopo l’attività fisica deve cambiare maglia perchè poi avrà freddo.
Bambino 5: Non ha gli stivali oggi perchè li ha dimenticati, può mettere le scarpe, ma che non si sporchi di fango
Bambina 6: Quando uscite per favore mettetegli il cappello e la sciarpa, però non deve sudare se no si ammala, attenti all’aria fredda e se ha caldo può togliere la giacca.
Bambino 7: Sta togliendo il pannolino, quindi ho portato tanti cambi perchè ancora non la fa sempre nel vasino.
Bambina 8: Oggi gli manca molto il papà, è via per lavoro da qualche giorno, magari chiederà di stare di più in braccio
Bambino 9: Ho lasciato una borsa all’ingresso per la mamma di bambino 3, potresti consegnargliela per favore?
Bambina 10: Non so più come vestirla, ha la manica lunga, ma se ha caldo puoi metterle la manica corta così non suda?
Bambino 11: Per pranzo ha la zuppa, ma non gli piace molto, però tu prova a dargliela lo stesso, poi se proprio non la vuole ho messo delle mozzarelle e pomodorini, interi perchè a casa li mangia così.
Bambina 12: Posso portare una merenda extra per lei perchè quello che c’è non lo mangia?
Bambino 13: Ma gli oggetti in stanza li sterilizzate ogni giorno?
Bambina 14: Avrei bisogno di chiederti per la gita che volete fare tra un mese come funziona
Bambino 15: Non sono potuto venire alla riunione, che cosa avete detto?
Bambina 16: Ieri non ha portato a casa la felpa, possibile che non tu non sappia dove sia?
Bambino 17: Genitore entra, lascia il figlio, non saluta e va via. Bambino con un bollo su un occhio e voi non sapete nulla
Bambina 18: Viene presa dal giardino dai nonni senza salutarti e tu pensi: meno male che l’ho visto.
Bambino 19: Ho visto che ieri non ha mangiato: perchè?
Bambina 20: Mia figlia viene sempre picchiata/spinta/morsa dove sei?
Siamo a 20 comunicazioni. Ne mancherebbero 5… come vi sentite?
Questo esempio è un esercizio di EMPATIA. Aiuta a comprendere che le insegnanti hanno da gestire una classe intera con 25 individui, ognuno con le sue particolarità, i suoi bisogni, i talenti e le difficoltà. Una persona sola che ne contiene 25 per tante ore al giorno, con tutte le dinamiche che possono innescarsi durante una giornata.
Ciò ci aiuta anche a focalizzare quali sono le priorità dell’insegnante: il benessere fisico ed emotivo dei suoi bambini.
Ora se osservate gli esempi riportati sopra vi accorgerete che tante richieste esulano da queste priorità. Eppure la maestra è lì, ogni mattina, sorride e comprende, accoglie e tenta di rispondere ad ogni richiesta con tutte le risorse che ha. Essere gentili e iniziare a volgere lo sguardo sulle cose veramente importanti, vedendo anche gli altri e non solo il proprio figlio/a, sarebbe un atto di riconoscimento verso coloro che accolgono il tuo bambino e la tua bambina per tante ore al giorno.
Dalla maestra al genitore
D’altro canto ci deve essere la medesima cura e attenzione dalla parte opposta. La maestra ha il delicato compito di accompagnare lo sviluppo del bambino e fare il meglio che può con le risorse che ha. Le famiglie arrivano con il loro carico emotivo e devono potersi affidare sapendo che non verranno giudicate, che troveranno un porto sicuro a cui mostrare le proprie emozioni, le proprie difficoltà.
Mamma e papà sono stati bambini, hanno vissuto la scuola e creato ricordi più o meno piacevoli legati a quel contesto. Questo vissuto, se spiacevole, va preso in mano, accolto e accarezzato, va definito in confini precisi e slegato dall’esperienza che vivrà il bambino nel nuovo contesto. Tutto questo lo si può fare se si trova una persona preparata e pronta ad accogliere e maneggiare un materiale tanto delicato e trarne uno spirito nuovo, con pazienza e fiducia.
Le famiglie possono aver vissuto un’esperienza traumatica precedente, in una realtà diversa da quella attuale ed essere, giustamente, spaventati. Possono avere paura del distacco e hanno necessità di essere accompagnati, indirizzati, guidati. Ogni emozione è giusta. Ogni emozione arriva per dire qualcosa ed è legata ad una particolare circostanza e se si verifica anche solo la possibilità di ripetizione eccola che fa capolino e bussa alla porta in modo insistente. Non va cacciata. Non va sminuita. Non va denigrata. Va accolta e legittimata. Solo così si potrà tracciare una nuova via.
Esercizio di Empatia per maestre, insegnanti e coloro che si occupano di bambini e famiglie.
Una famiglia arriva nella vostra scuola e la mamma ha vissuto un’esperienza di violenza verbale alla scuola dell’infanzia. Le veniva ripetuto che lei non era capace di fare questo o quello, che non era intelligente. Non veniva coccolata in caso di malinconia o mai veniva difesa per un litigio con un compagno. Il papà non ha frequentato né il nido né la scuola dell’infanzia e non lo ritiene necessario. La bambina è arrivata in seguito a diversi tentativi non andati a buon fine, il nido non lo ha vissuto ed è alla sua prima esperienza scolastica. Non ha cugini o amichetti con cui interagire al di fuori della scuola e inizialmente si presenta timida, in difficoltà a lasciare la mamma e impaurita dagli altri bambini.
La mamma pensa: “sto sbagliando tutto. Io vorrei che crescesse con altri bambini, che imparasse cose nuove, che possa meravigliarsi e conoscere, relazionarsi con i suoi pari, fare nuove esperienze, ma qui ci sono tanti bambini, una sola maestra, mia figlia non è una che ha grandi manifestazioni, si accorgerà di lei? Le potrà dare le giuste attenzioni? E se la sgriderà perché non riesce a fare qualcosa? E se un bambino la bullizza e lei non riesce a dirlo? Se ne accorgerà la maestra? ”
Il papà si chiede: “Ma perché mia moglie insiste tanto per portarla a scuola? Sta così bene a casa con lei. Io sono cresciuto così e sto benissimo. Non ho mai avuto problemi di amicizie. Guarda qui quanto caos, una sola maestra… “
Se questi due genitori foste voi, come vi sentireste? Che cosa vorreste dalla maestra? Questo esercizio vi può aprire gli occhi sul vissuto di una famiglia, che può essere conosciuto o meno da voi, ma la domanda da porsi è sempre : “Cosa posso fare io per questa famiglia nell’ambito del mio ruolo?” Ci sono tante cose che non si conoscono dei genitori, vissuti personali, paure consce o inconsce, desideri, traumi, aspirazioni, aspettative. Creare un momento o più di dialogo aperto e sincero su questi vissuti e sulle sensazioni provate può sostenere la relazione e la sinergia tra casa e scuola che saranno ottime fondamenta per la relazione con il bambino o la bambina. Rendersi conto che sì, se ne hanno 25, ma ognuno di loro ha un valore inestimabile e vanno cercati, coccolati, osservati, accolti, visti nella loro interezza per poterli supportare nel loro percorso di crescita.
“Con lo sguardo si può distruggere una persona o ricostruirla, farla innamorare oppure spaventare, spegnerla o infonderle fiducia, farla piangere o confortarla. Nell’incontro interpersonale l’espressione dello sguardo deve essere tale da favorire al massimo livello una comunicazione autentica e liberatoria” web
Abbiate uno sguardo gentile gli uni verso gli altri, solo così la relazione sarà proficua per lo scopo comune che vi siete prefissati: il benessere del bambino.
Se questo articolo vi è stato utile , avete desiderio di raccontarci le vostre esperienze al riguardo o di esprimere una vostra opinione, scrivetemi, vi leggerò con gioia.
Manuela Griso